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Vangelo secondo Matteo
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(Testo CEI74)

27
Gesù condotto davanti a Pilato

Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire. Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato.

Morte di Giuda

Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «Che ci riguarda? Veditela tu!». Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi. Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: «Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue». E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu denominato 'Campo di sanguè'fino al giorno d'oggi. Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: E presero trenta denari d'argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato, e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.

Gesù davanti a Pilato

Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l'interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose «Tu lo dici». E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla. Allora Pilato gli disse: «Non senti quante cose attestano contro di te?». Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore.

Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta. Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba. Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: «Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.

Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua». Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò: «Chi dei due volete che vi rilasci?». Quelli risposero: «Barabba!». Disse loro Pilato: «Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?». Tutti gli risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli aggiunse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora urlarono: «Sia crocifisso!».

Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: «Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli». Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.

La corona di spine

Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!». E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.

La crocifissione

Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui. Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: «Questi è Gesù, il re dei Giudei».

Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

Gesù in croce deriso e oltraggiato

E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: «Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!». Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: «Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. E' il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo. Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo.

La morte di Gesù

Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!». E Gesù, emesso un alto grido, spirò.

Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

C'erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.

La sepoltura

Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l'altra Maria.

La custodia della tomba

Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: E' risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete». Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia.

(Testo TILC)

27

Quando fu mattino, tutti i capi dei sacerdoti e le altre autorità del popolo si riunirono per decidere di far morire Gesù. Alla fine lo fecero legare e portar via, e lo consegnarono a Pilato, il governatore romano.

La morte di Giuda e le trenta monete

Quando Giuda, il traditore, vide che Gesù era stato condannato, ebbe rimorso. Prese le trenta monete d'argento e le riportò ai capi dei sacerdoti e alle altre autorità. Disse:
- Ho fatto male, ho tradito un innocente.
Ma quelli risposero:
- A noi che importa? Sono affari tuoi!
Allora Giuda buttò le monete nel Tempio e andò a impiccarsi.
I capi dei sacerdoti raccolsero le monete e dissero: 'La nostra Legge non permette di mettere questi soldi nel tesoro del Tempio, perché sono sporchi di sangue'. Alla fine si misero d'accordo e con quei soldi comprarono il campo di un fabbricante di vasi, per destinarlo al cimitero per gli stranieri. Perciò quel campo si chiama anche oggi 'Campo del Sangue'. Così si avverarono le parole del profeta Geremia.
Presero le trenta monete d'argento,
prezzo che il popolo d'Israele aveva pagato per lui,
e le usarono per comprare il campo del vasaio,
così come il Signore mi aveva ordinato.

Gesù davanti a Pilato
(vedi Marco 15,1-5; Luca 23,1-5; Giovanni 18,28.33-38)

Gesù fu portato davanti al governatore romano.
Quello gli domandò:
- Sei tu il re dei Giudei?
E Gesù rispose:
- Tu lo dici.
Intanto i capi dei sacerdoti e le altre autorità portavano accuse contro di lui, ma egli non diceva nulla. Allora Pilato gli disse:
- Non senti di quante cose ti accusano?
Ma Gesù non rispose neanche una parola, tanto che il governatore ne fu molto meravigliato.

Gesù è condannato a morte
(vedi Marco 15, 6-15; Luca 23, 13-25; Giovanni 18, 38-19, 16)

Ogni anno, per la festa di Pasqua, il governatore aveva l'abitudine di lasciare libero uno dei carcerati, quello che il popolo voleva.
A quel tempo era in prigione un carcerato famoso, di nome Barabba. Quando si fu riunita una certa folla, Pilato domandò: - Chi volete che sia lasciato libero: Barabba, oppure Gesù detto Cristo? - Perché sapeva bene che l'avevano portato da lui solo per odio.
Mentre Pilato era seduto al tribunale, sua moglie gli mandò a dire:
- Cerca di non decidere niente contro quest'uomo innocente, perché questa notte, in sogno, ho sofferto molto per causa sua.
Intanto i capi dei sacerdoti e le altre autorità convinsero la folla a chiedere la liberazione di Barabba e la morte di Gesù. Il governatore domandò ancora:
- Chi dei due volete che lasci libero?
La folla rispose:
- Barabba.
Pilato continuò:
- Che farò dunque di Gesù, detto Cristo?
Tutti risposero:
- In croce!
Pilato replicò:
- Che cosa ha fatto di male?
Ma quelli gridavano ancora più forte:
- In croce! in croce!
Quando vide che non poteva far niente e che anzi la gente si agitava sempre di più, Pilato fece portare un po' d'acqua, si lavò le mani davanti alla folla e disse:
- Io non sono responsabile della morte di quest'uomo! Sono affari vostri!
Tutta la gente rispose:
- Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli!
Allora Pilato lasciò libero Barabba. Fece frustare a sangue Gesù, poi lo consegnò ai soldati per farlo crocifiggere.

Gli insulti dei soldati
(vedi Marco 15, 16-20; Giovanni 19, 2-3)

Allora i soldati portarono Gesù nel palazzo del governatore e chiamarono tutto il resto della truppa. Gli tolsero i suoi vestiti e gli gettarono addosso una veste rossa. Prepararono una corona di rami spinosi e gliela misero sul capo, nella mano destra gli diedero un bastone. Poi incominciarono a inginocchiarsi davanti a lui e a dire ridendo: 'Salve, re dei Giudei!'. Intanto gli sputavano addosso, gli prendevano il bastone e gli davano colpi sulla testa. Quando finirono di insultarlo, gli tolsero la veste rossa e lo rivestirono con i suoi abiti. Poi lo portarono via per crocifiggerlo.

Gesù è inchiodato a una croce
(vedi Marco 15, 21-32; Luca 23, 26.32-38; Giovanni 19, 17-24)

Mentre uscivano incontrarono un certo Simone, originario di Cirène, e lo obbligarono a portare la croce di Gesù. Quando arrivarono in un luogo detto Gòlgota (che significa 'Luogo del Cranio'), si fermarono e vollero dare a Gesù un po' di vino mescolato con fiele. Gesù lo assaggiò ma non volle bere. Poi lo inchiodarono alla croce e si divisero le sue vesti tirando a sorte. Dopo rimasero lì seduti a fargli la guardia.
In alto, sopra la sua testa, avevano messo un cartello con scritto il motivo della condanna:
'Questo è Gesù, il re dei Giudei'. Insieme con lui avevano messo in croce anche due briganti, uno alla sua destra e uno alla sua sinistra.
Quelli che passavano di là, scuotevano la testa in segno di disprezzo, lo insultavano e dicevano: 'Volevi distruggere il Tempio e ricostruirlo in tre giorni! Se tu sei il Figlio di Dio, salva te stesso! Scendi dalla croce!'.
Allo stesso modo, anche i capi dei sacerdoti insieme con i maestri della Legge e le altre autorità ridevano e dicevano: 'Lui che ha salvato tanti altri, adesso non è capace di salvare se stesso! Lui che diceva di essere il re d'Israele, scenda ora dalla croce e noi gli crederemo! Ha sempre avuto fiducia in Dio e diceva: 'Io sono il Figlio di Dio'. Lo liberi Dio, adesso, se gli vuol bene!'.
Anche i due briganti crocifissi accanto a lui lo insultavano.

Gesù muore
(vedi Marco 15, 33-41; Luca 23, 44-49; Giovanni 19, 28-30)

Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la regione, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre Gesù gridò molto forte: 'Elì, Elì, lemà sabactàni', che significa 'Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?'.
Alcuni presenti udirono e dissero: 'Chiama Elia, il profeta!'.
Subito, uno di loro corse a prendere una spugna, la bagnò nell'aceto, la fissò in cima a una canna e la diede a Gesù per farlo bere. Ma gli altri dissero: 'Aspetta! Vediamo se viene Elia a salvarlo!'.
Ma Gesù di nuovo gridò forte, e poi morì.
Allora il grande velo appeso nel Tempio si squarciò in due, da cima a fondo. La terra tremò, le rocce si spaccarono, le tombe si aprirono e molti credenti tornarono in vita. Usciti dalle tombe dopo la risurrezione di Gesù, entrarono a Gerusalemme e apparirono a molti.
L'ufficiale romano e gli altri soldati che con lui facevano la guardia a Gesù si accorsero del terremoto e di tutto quel che accadeva. Pieni di spavento, essi dissero: 'Quest'uomo era davvero Figlio di Dio!'.
Molte donne erano là e guardavano da lontano. Esse avevano seguito e aiutato Gesù fin da quando era in Galilea. Tra le altre, c'erano Maria Maddalena, Maria, madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.

Il corpo di Gesù è messo nella tomba
(vedi Marco 15, 42-47; Luca 23, 50-56; Giovanni 19, 38-42)

Ormai era già sera, quando venne Giuseppe di Arimatèa. Era un uomo ricco, il quale era diventato pure lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. E Pilato ordinò di lasciarglielo prendere.
Allora Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo mise nella sua tomba, quella che da poco si era fatto preparare per sé, scavata nella roccia. Poi fece rotolare una grossa pietra davanti alla porta della tomba e se ne andò.
Intanto due delle donne, Maria Maddalena e l'altra Maria, stavano lì sedute di fronte alla tomba.

Le guardie sorvegliano la tomba di Gesù

Il giorno dopo era sabato. I capi dei sacerdoti e i farisei andarono insieme da Pilato e gli dissero:
- Eccellenza, ci siamo ricordati che quell'imbroglione, quand'era vivo, ha detto: 'Tre giorni dopo che mi avranno ucciso, io risusciterò'. Perciò ordina che le guardie sorveglino la tomba fino al terzo giorno, così i suoi discepoli non potranno venire a rubare il corpo e poi dire alla gente: 'È risuscitato dai morti!'. Altrimenti quest'ultimo imbroglio sarebbe peggiore del primo.
Pilato rispose:
- Va bene: prendete le guardie e fate sorvegliare la tomba come vi pare.
Essi andarono, assicurarono la chiusura della tomba sigillando la grossa pietra e poi lasciarono le guardie a custodirla.

(Testo CEI2008)

27
Il suicidio di Giuda

Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato.
Allora Giuda - colui che lo tradì -, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d'argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». Egli allora, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». Tenuto consiglio, comprarono con esse il «Campo del vasaio» per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu chiamato «Campo di sangue» fino al giorno d'oggi. Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: E presero trenta monete d'argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d'Israele, e le diedero per il campo del vasaio,comemi aveva ordinato il Signore.

Gesù davanti a Pilato

Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito.

Lo consegnò perchè fosse crocifisso

A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua».
Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».
Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell'acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

Gesù insultato

Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.

Crocifissione di Gesù

Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce.
Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero lesuevesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.
Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d'Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio;lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: «Sono Figlio di Dio»!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.

Agonia e morte di Gesù

A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.
Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.
Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».
Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra queste c'erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo.

Sepoltura di Gesù

Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all'entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c'erano Maria di Màgdala e l'altra Maria.
Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore, mentre era vivo, disse: «Dopo tre giorni risorgerò». Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: «È risorto dai morti». Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie.

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